lunedì 15 luglio 2013

4. Accendere un incenso

Questo post fa parte di una serie sulla devozione quotidiana.


Dopo le candele, la seconda cosa che prende tutti, dai wikkaminkia ai grandi sacerdoti del vattelapesca, è l'incenso.
Alzi la mano chi di noi non ha avuto gente in casa che è entrata, ha storto il naso e ha detto "...che cos'è quest'odore di chiesa?"
Eeeeh, purtroppo dovete farci l'abitudine, amici cari: l'abitudine di bruciare incenso ed altre essenze aromatiche accompagna i riti religiosi da sempre.
Letteralmente: i primi utilizzi risalgono al Neolitico cinese, secondo i dati archeologici, mentre il più antico bruciaincensi appartiene alla Quinta Dinastia egizia, cioè poco meno di tremila anni fa.

Grossolanamente si può dividere il mondo dell'incenso in due grandi famiglie, sia geografiche che metodologiche: l'incenso in grani ad Occidente e quello in bastoncini in Oriente.
Quest'ultima affermazione può apparire decisamente strana: per la maggior parte di noi, i bastoncini d'incenso sono stati il primo (e molte volte anche l'unico) contatto con questo aromatico mondo...se non contiamo l'incenso che si usa in chiesa.
In realtà, in Occidente l'incenso fin dai suoi primi utilizzi si è sempre bruciato in grani, versati sui carboni ardenti. L'uso massiccio dei bastoncini in Occidente risale alla prima ondata New Age, quando i santoni indiani e i loro discepoli occidentali in cerca di verità importarono l'usanza e il suo simbolismo.



Facciamo un passo indietro: che cos'è l'incenso?
Quello più usato è la resina essiccata di un albero, la Boswellia, pianta originaria del sud della penisola araba...già, proprio l'antico regno di Saba e della regina Bilquis1. E' stato proprio il commercio della preziosa resina a creare le vie carovaniere, a incentivare i contatti culturali con le altre civiltà (quella greca, romana e di area mesopotamica) e a rendere appunto il regno di Saba così ricco.
Dopo la Via della Seta, la Via delle Spezie e la Via dell'Ambra, un altro cammino da riscoprire.



Oltre a questo, ci sono molte altre resine arboree che possono venire usate allo stesso scopo:

fonte: wikipedia

Vari tipi di incenso: (da sinistra verso destra, dall'alto in basso) makko (Machilus thunbergii), canfora borneola (Dryobalanops aromatica), benzoino di Sumatra (Styrax sp.), incenso dell'Oman (Boswellia sacra), guggul (Commiphora wightii), incenso dorato (Boswellia papyrifera), balsamo del Tolu (Myroxylon toluifera), mirra di Somalia (Mirra commiphora), labdanum (Cistus villosus), opoponax (Commiphora opoponax), sandalo indiano bianco (Santalum album).

A queste resine vengono poi aggiunte parti di piante essiccate (fiori, corteccia, legno, bacche), miele o altri aromi per raggiungere alla fine il profumo desiderato.

Per l'uso dell'incenso in grani serve un elemento essenziale: mancando di larghi bracieri, necessita di un carboncino. Si tratta di un piccolo disco di carbone, che va acceso su una fiamma e che diventa incandescente.2 Su di esso viene appunto versato l'incenso.
L'incenso in bastoncini, invece, risolve il problema della ricerca del combustibile: il composto di erbe e incenso avvolge un sottile bastoncino di legno, di solito bambù. Bruciando quest'ultimo, brucia anche l'incenso.



Sull'uso devozionale dell'incenso
L'incenso è tradizionalmente associato all'elemento Aria, ma l'incenso acceso conterrebbe tutti e quattro gli Elementi: l'Aria (il fumo), la Terra e l'Acqua (per comporre la miscela) e naturalmente il Fuoco.
Che si tratti di prezioso incenso planetario preparato con ricette antichissime o solo della resina dei pini dell'ultima volta che siamo stati in montagna, il significato è lo stesso: il fumo sale verso l'alto, verso gli Dei, portando loro le nostre parole, le nostre suppliche, le nostre preghiere e l'affetto e la devozione che portiamo loro...gli stessi gesti da migliaia di anni.
A ciascuna divinità sono associati profumi ed essenze appropriate al culto3; può essere utile esplorare il perchè storico e simbolico di queste associazioni.

Oltre a questo, ricordiamo il semplice fattore fisico del profumo. Il senso dell'olfatto è considerato uno dei più antichi, considerati i collegamenti che ha con le parti più primitive del cervello. L'aroma dell'incenso e delle altre erbe consente di arrivare in tempi brevi a uno stato leggerissimo di coscienza alterata, perchè sono le nostre percezioni ad essere modificate. Si sente il profumo di un luogo che non è la nostra camera, e non siamo più lì. 

O, in termini più semplici, sacralizza e ritualizza il tempo e il luogo della preghiera.



Consigli utili:
- usate incenso di buona qualità.
Sembra banale, ma spesso per comporre gli incensi più economici vengono usate sostanze di dubbia provenienza, tossiche alla combustione. Spendere bene, in questo caso, è spendere meglio.
Personalmente consiglio StarChild per l'incenso in grani, e HolyArt per acquistare i carboncini.

- per risparmiare, uso metà carboncino alla volta: tagliarlo con il coltello lo ridurrà in frammenti inservibili, mentre un piccolo seghetto (in ferramenta a 3 €) renderà tutto più facile. Anche quando usavo i bastoncini, di solito li tagliavo in quattro alla bisogna.

- per accendere il carboncino, si può usare una forchetta o, se riuscite a trovarla, una pinza per le zollette di zucchero.

- Ricordiamoci sempre che si tratta di fuoco, dunque attenzione alle braci e alle scintille (specie per il carboncino, che rimane incandescente a lungo). Il fumo può dare fastidio alle persone che hanno problemi respiratori. Finite le pratiche rituali e devozionali, è bene arieggiare l'ambiente.


Note
1 - o Machedà, per la tradizione etiope
2 - nota per le wikkaminkia: non si può usare la Diavolina come sostituto del carboncino. No, non si può. Ho letto su un forum che "si poteva fare" e la cosa mi è rimasta impressa dopo anni...
3 - volendo citare una fonte antica, gli Inni Orfici segnalano, prima di ogni inno, il profumo appropriato.

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