sabato 28 maggio 2016

Voci di Sacerdotesse - ep. 1

Una nuova rubrica per tenere traccia di opinioni, idee e pensieri sul lavoro delle Sacerdotesse e dei Sacerdoti della Dea in Italia. La maggior parte di questi proverranno dalle rispettive pagine Facebook, ma ho pensato che sarebbe utile tenerne traccia in maniera più organica. Stay Tuned! :)


"Alcune donne del Cerchio di Torino mi hanno chiesto se una Sacerdotessa deve essere necessariamente una cerimonialista, una donna che celebra cerimonie per la Dea. Alcune di loro non si sentono ancora di farlo, o pensano che non lo faranno forse mai. Vorrei spiegare ancora una volta il mio umile punto di vista su questo argomento: UNA SACERDOTESSA NON E' NECESSARIAMENTE E SOLAMENTE UNA CERIMONIALISTA.

Essere Sacerdotessa significa molte cose ed è una parola dai significati ampi come la parola DONNA, dentro a questa parola ci sono dei MONDI.

Servire la Dea, Amarla, dedicare tutte le nostre azioni o una parte di esse a lei, significa vivere pienamente la nostra natura per quelle che siamo, per quelle che siamo state e che diventeremo.
Significa scegliere quale parte di noi e quali qualità e doni possiamo offrirle, siamo delle scrittrici, siamo delle artiste, siamo delle guaritrici, siamo delle cerimonialiste, degli oracoli, siamo delle insegnanti, siamo delle ostetriche o donne che lavorano con le donne e per le donne, ma siamo anche delle scienziate, delle ragioniere, delle ingegnere, delle architette, delle infermiere, delle donne di servizio, delle assistenti sociali, delle spazzine, delle cuoche, delle maestre d'asilo, delle bidelle, delle autiste, delle organizzatrici, delle donne di responsabilità, delle madri, delle sorelle, delle zie, delle adulte di riferimento, delle bambine, delle ragazze ... e ancora siamo tutti i suuoi Archetipi del Femminile... siamo tutto ciò che vogliamo e possiamo essere e tutto questo lo possiamo offrire alla Dea, con i nostri tempi e con i nostri modi.
La Dea ci ringrazia, ci accetta, ci accoglie e ci trasforma. Perchè lei cambia tutto quello che tocca e tocca tutto quello che cambia.
Le trasformazioni sono difficili e ci mettono alla prova, le prove sono importanti ed è possibile viverle in Cerchio oltre che individualmente, perchè ora non siamo più sole.

Per quanto riguarda il programma di studio del nostro percorso naturalmente stiamo passando anche da come si costruiscono e celebrano le cerimonie e questo è uno degli argomenti che vano integrati, ma ciò non significa che tutte noi dobbiamo necessariamente diventare sacerdotesse cerimonialiste e fare parte del gruppo cerimoniale. Si può essere sacerdotessa e parte del gruppo anche senza far parte del gruppo cerimoniale che sarà composto solo da coloro che lo vorranno ed anche questo non è un gruppo fisso ma può ruotare, nessuna di noi sarà mai costretta a fare qualcosa che non vuole fare o che non si sente pronta a fare.
Ciò che vogliamo fare è solamente offrire i nostri doni e le nostre capacità specifiche alla Dea al Servizio della Vita in suo nome e vivere pienamente la nostra individualità e la creazione della nostra comunità.
Il 9 Ottobre inaugurerà il Tempio della Dea di Torino, che è nato grazie al nostro impegno congiunto e alla nostra pratica costante, in quell'occasione faremo anche la Dedicazione come Sacerdotesse della Dea lì potremo dedicare semplicemente quella parte di noi che siamo pronte a dedicare a Lei.

Vi amo Sorelle"


Sarah Perini: Laureata in lingue e letterature straniere all’Università di Torino, con indirizzo storico culturale, ha partecipato a master e seminari di argomento antropologico, approfondendo gli studi di genere e il lavoro di Maria Gimbutas e Riane Eisler. Ha completato la sua formazione attraverso il contatto e l’apprendimento delle pratiche proposte da ricercatrici e maestre spirituali, si è dedicata come Sacerdotessa della Dea al Glastonbury Goddess Temple in Inghilterra. Collabora con l’Associazione Laima e con l’Associazione Argiope. Dal 2015 Presidentessa dell’Associzione e Centro Ricerche per la Partnership Il Tempio della Dea. Iscritta all’Istituto Internazionale di Psicosintesi Educativa di Torino. Ricercatrice indipendente, autrice, editor; mediatrice spirituale e counselor olistica. Da dieci anni lavora nel campo della spiritualità e nell’editoria di settore. È autrice di: Simboli e Riti delle Donne Celtiche. Regine e Dee al Tempo di Artù, disponibile anche in lingua inglese. Chiedi alla Terra. L’Arte della Divinazione Geomantica e Il Simbolismo Magico del Caffè. www.sarahperini.com


domenica 1 maggio 2016

Come fare un altare?

Dedicato al mio fratellino Fenrir, che mi ha rivolto la domanda di apertura. Love you, bro :*


«Senti, Eilantha, come si fa l'altare?»
Quando cominci a dedicarti al paganesimo1 è una delle prime cose di cui leggi o senti parlare. Tutti i testi base, da Cunningham a Asher, ne fanno menzione; sembra essere il primo passo “serio” da fare quando si affronta questo tipo di spiritualità.

La domanda è: perché? Perché è così importante avere un altare, che in senso stretto non è altro che una superficie piana ricoperta di oggetti?

Le ragioni sono due:

1) Ragione devozionale
L'altare ospita oggetti che hanno a che fare con l'ambito del sacro. La preparazione e la visione quotidiana di questi oggetti fa dell'altare una sorta di “preghiera materiale”, un rimando immediato ed efficace alla sfera del sacro e dello spirito.
Prendete ad esempio quelle mensole che, nelle case delle nonne, ospitano tutte le foto dei parenti defunti. In senso devozionale, quello può essere benissimo considerato un altare dedicato agli antenati, perché ospita immagini e oggetti dedicati ai propria cari che rimanda immediatamente ai loro nomi e all'affetto provato per loro.
Stessa cosa per l'altare: in esso vediamo le immagini degli Dei, delle Dee e della Natura che sono i pilastri della nostra fede, e con il vederli la nostra devozione e il nostro legame con essi si rinnova.

2) Ragione funzionale
La seconda ragione è puramente pratica: ci serve un piano di lavoro, non solo fisico ma anche energetico e magico, dove svolgere i lavori che richiedono non solo pensiero e spirito ma anche materia. Dove tagliare le erbe? Dove caricare un talismano? Dove consacrare e conservare gli strumenti di lavoro come l'athame e il calice? Appunto.
L'altare, tenuto energeticamente e fisicamente pulito, è il luogo per eccellenza per queste cose.


Dev'essere piccolo o grande?
Dipende dallo spazio che gli puoi dedicare. Ad esempio, casa mia è veramente piccola, e occupa normalmente lo spazio di un quadernone A4, messo in verticale e con le pagine aperte a 90°.
Sì, è piccolo, ma si adatta alle mie esigenze; quando devo fare lavori che richiedono più spazio, lo aggiungo (vedi prossimo punto). La mia mentore, che ha una casa enorme, ha l'altare principale su un tavolino tipo 1 metro per 80 cm, e ha vari altari più piccoli in altre parti della casa2


Dev'essere per forza fisso?
Sì e no, a seconda delle proprie esigenze. Ad esempio, vivendo con dei compagni di stanza con spazi ristretti può essere scomodo o difficile riuscire a trovare lo spazio per tutto: in quel caso si può lasciare fisse (ad esempio) le immagini degli dei e le candele, e tirare fuori tutto il resto in caso di bisogno; è molto comodo tenere gli oggetti in una scatola di legno con coperchio (tipo quelle per i vini o da decoupage) o in una valigetta rigida, facili da stoccare ovunque e che possono fornire un buon punto di appoggio per il tutto durante i rituali.


Cosa serve per fare un altare?


In generale:

- tovaglia d'altare
Un semplice pezzo di stoffa. Può essere tinta unita o ornatissimo, di seta cruda tinto con tecniche antichissime o una semplice bandana di cotone del colore giusto....che può essere il vostro preferito, quello associato alla divinità che preferite o quello associato alla stagione in cui vi trovate.
Oltre alla funzione decorativa, ha anche il compito di proteggere il piano dell'altare dalla polvere, dalle scottature del carboncino e dalle tremende colate di cera delle candele.

- immagine della divinità
Dea, Dio, entrambi, o immagine della Natura che si voglia.
La scelta è amplissima e libera: si possono cercare riproduzioni delle statue antiche nei musei (la mia Venere di Willendorf l'ho presa a Vienna, nel museo che la ospita), comprarle nel negozio esoterico locale, acquistarle su Internet, commissionarle ai bravissimi artigiani della nostra penisola3 oppure farsele da sé. Rispetto a una decina d'anni fa abbiamo una scelta davvero varia!
Naturalmente, non è obbligatorio scegliere un'immagine antropomorfa. Se scegliete come immagine della Dea una bella conchiglia che avete trovato sulla spiaggia, va bene. Se scegliete come immagine del Dio il cervo della Schleich che avete trovato nel negozio di giocattoli, va bene. Se vi piace l'immagine delle nebulose scattate da Hubble, stampatele e incorniciatele. Ancora una volta il consiglio è: seguite il vostro personale sentire.

Cernunnos family in disguise ;)


- simboli degli elementi:
- ciotolina di sale / cristalli/ sassi per la Terra
- portaincenso / piuma per l'Aria
- candela per il Fuoco
- ciotolina con acqua /conchiglia per l'Acqua

Altro:
- candela lunga (per accendere le altre candele)
- campana (per segnare inizio e fine dei rituali)
- Strumenti. Se la vostra pratica rituale prevede l'uso frequente degli strumenti (athame, calice, incensiere e pentacolo) possono essere lasciati sull'altare.

Etichetta:
E' considerato molto maleducato toccare gli oggetti dell'altare di qualcun altro, a meno che non si sia espressamente invitati o lasciati liberi di farlo. Questo perché la nostra devozione li impregna del nostro spirito, li rende intimi col nostro essere. Anche senza parlare di carica energetica, sono oggetti che rappresentano il nostro legame con gli dei e per questo vanno rispettati.


Altar1
Altare di HippiePagan (Flickr)


Ma io vivo con i miei e sono sicura/o che non mi lasceranno mai mettere un altare in camera.
Questo è un argomento delicato. Se stai leggendo questo articolo significa che sei interessata/o ad avere un altare in casa. Ma se hai letto bene questo articolo avrai forse capito che un altare non deve necessariamente sembrare tale, o avere per forza un aspetto tale da suscitare paura o preoccupazione.
Prendi una candela tealight. Fatto? Bene.
Prendi una conchiglia e riempila d'acqua. Fatto? Bene.
Prendi quel bel sasso dalla forma strana che hai preso all'ultima gita in montagna. Fatto? Bene.
Prendi la piuma di gufo che hai preso allo zoo, o l'incenso in bastoncini che ormai tutti usano per profumare casa. Fatto? Bene.
Infine, stampa un'immagine della Dea o del Dio, magari un'immagine di grande arte del passato come la Venere del Botticelli o il Nettuno della fontana di Piazza della Signoria a Firenze. Hai qualcosa tipo quattromila anni di storia dell'arte alle spalle in cui scegliere. Fatto? Bene.
Ora metti il tutto sulla mensola della libreria o sul comodino. Fatto? Bene.

Puoi accendere la candela mentre studi (“Perchè hai acceso la candela?” “Mi tiene compagnia”), e accendere l'incenso per profumare l'aria; ma se quando guardi quell'accozzaglia di oggetti – che nel disordine della camera probabilmente passano inosservati – senti il tuo legame con il divino che si rafforza, allora quello è un altare.
Se a Samhain aggiungi la foto della bisnonna, o una spiga di grano a Lammas, allora quello è un altare.
Sì, anche se tua mamma tocca le cose e le sposta per spolverare, anche se prima l'ho definito maleducato.
E' un altare perché lo vivi, e rende vivo il legame tra te e gli dei.
Pian piano potrai arricchirlo, potrai accennare della cosa ai tuoi o aspettare di avere una casa tutta tua  per averne uno grande o più elaborato, ma la base è quella.

Spesso si parte con la fissa di tutte le immagini bellissime degli altari che vediamo nei libri o sul web, la maggior parte dei quali sono costruiti raccogliendo cose in anni e anni di pratica, con tanto a more e spesso con spese più o meno considerevoli4. Ma non sono la spesa o la figaggine che fanno l'altare. Puoi avere un altare su un tavolo in radica, con una statua antica di mille anni, la tovaglia d'altare in seta ricamata in oro, la candela in cera naturale, una ciotola in quarzo purissimo con dentro l'acqua di dieci sorgenti sacre e il ventaglio cerimoniale in piume di pavone albino, ma se lo lasci lì a coprirsi di polvere, e non lo usi come focus per le tue devozioni, e non ti ispira ad esplorare il tuo rapporto con la stagione o con la divinità rappresentata, è solo un'accozzaglia di cose, per quanto belle. Non è un altare.

Full Moon Altar 1
Altare di Simon Yacek

Per il resto, è tutto affidato alla tua fantasia e al tuo sentire: cambialo quando vuoi e come vuoi, nessuno ti può dire "si fa così" o "non si fa così". L'importante è viverlo: meditare o pregarci davanti, accendere la candela nei momenti in cui senti di farlo...



"L'altare ha un nome altisonante, ma è un luogo semplice. Semplice e speciale allo stesso tempo. Per fare degli ottimi altari, non serve essere degli esperti, basta sapere tornare bambini. Solo quando ogni vostro gesto avrà un senso, ogni oggetto che vi riponete un significato, e tutto comunicherà un messaggio ben preciso, quell'altare sarà il cuore della vostra casa. Ogni simbolo aprirà un mondo di significati al vostro cuore, e tutto risuonerà come in una musica armoniosa. Non so se è un luogo più sacro di un altro, in quanto nella spiritualità di Dea, tutto è Dea e tutto è sacro. E' certamente un angolo speciale che sembra voglia parlare di quanto amore c'è nel voler tornare a vivere in sintonia con i ritmi della Sua natura..."
(LauraGhianda, da Dea nelle Dolomiti - I volti della Grande Madre)


Note:
1 – Paganesimo, neopaganesimo, stregoneria, wicca, culti antichi, o come volete chiamarli.
2 – e la invidio tantissimo per questo :3
3 - Manu Lunart, dovrebbero fischiarti le orecchie...
4 – Se fossi arrivata a Glastonbury da wikkina di primo pelo probabilmente mi sarei venduta un rene e un polmone, oltre a qualsiasi speranza di pagamento delle tasse universitarie per i successivi dieci anni. Credetemi. Passare anni a distanza da qualsiasi negozio esoterico e poi trovartene una ventina di bellissimi tutti sulla stessa via è devastante per il portafoglio.